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Raccolta di articoli e riflessioni direttamente dalla rete

Storie di adolescenti morti suicidi (https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Adolescenti_suicidi); le vite raccontate, drammatiche, evidenziano sia storie di bullismo che di isolamento sociale. Riguardano diversi paesi tra cui l'italia con il racconto del suicidio di Rita Atria ( https://it.wikipedia.org/wiki/Rita_Atria ) che si uccise una settimana dopo la strage di Via D'Amelio perché proprio per la fiducia che riponeva nel magistrato italiano Paolo Borsellino si era decisa a collaborare con gli inquirenti.


Novità Giornata mondiale contro il suicidio. Articoli dedicati al suicidio in adolescenza:


In occasione della giornata mondiale contro il suicidio, Monica Vichi e Silvia Ghirini (Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute, Cnesps-Iss) hanno segnalato che (estratto invitiamo a consultare l'articolo):

Anche se l’Italia si colloca tra i Paesi del mondo a più basso rischio di suicidio, sono circa 4000 le persone che ogni anno si tolgono la vita nel nostro Paese e, considerato che il suicidio rientra nel novero di quelle cause di morte che vengono definite “completamente evitabili” con opportuni interventi di prevenzione, il valore auspicabile dovrebbe corrispondere a nessun decesso.
Tra le azioni efficaci per la prevenzione, l’Oms indica in primis la restrizione della disponibilità e accesso ai mezzi utilizzati per attuare il suicidio (come pesticidi, sostanze tossiche, armi da fuoco e accesso a luoghi elevati), l’implementazione di politiche per la riduzione dell’abuso di alcol e sostanze e, non ultimo, il follow-up dei soggetti che hanno già tentato il suicidio poiché questi ultimi sono a più alto rischio di recidiva. Un metodo efficace per salvare vite umane sta anche nell’informazione e nella formazione di medici, psicologi, infermieri, insegnanti e studenti.
In Italia ancora molto resta da fare per tradurre le raccomandazioni internazionali in concreti programmi di prevenzione e sensibilizzare i decisori politici affinché la prevenzione del suicidio rientri tra gli obiettivi prioritari in sanità pubblica.

Risorse utili

Articoli dedicati al suicidio in adolescenza e comparsi di recente in http://www.stateofmind.it (peccato per la pubblicità invasiva):

I tentativi di suicidio in adolescenza: fattori di rischio e vulnerabilità psicologiche associate
Il suicidio in adolescenza è spesso legato a sentimenti di disperazione, impulsività, disregolazione emotiva, difficoltà relazionali e identitarie.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/04/suicidio-in-adolescenza/ .

Tra quanto riportato nell'articolo, estremamente interessante, segnalo un piccolo paragrafo di grande valore:

.........     Come si vede è assai pericoloso sul piano clinico definire sbrigativamente certi suicidi come “dimostrativi”, definizione che comporta spesso una negazione banalizzante della condotta suicidaria, percepita solo nella sua dimensione falsa e ricattatoria. Basta riflettere sul fatto che se un adolescente deve ricorrere a questo tipo di dimostrazione per riuscire a comunicare la propria sofferenza/aggressività ciò già significa che non è in grado di utilizzare mezzi più evoluti e meno distruttivi (Pandolfi, 2000; Senise, 1989)............................................. Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/04/suicidio-in-adolescenza/

Vedi anche la Bibliografia con un link a Maggiolini A., Di Lorenzo M., Pisa C. (2013). Atteggiamenti nei confronti della morte e del suicidio in adolescenza. Psichiatria e Psicoterapia, Vol. 4: 268-284. DOWNLOAD

  • Blumenthal S.J., Kupfer D.J. (1990). Suicide over the life cycle: risk factors, assessment, and treatment of suicidal patients. American Psychiatric Press, Washington DC.
  • Boergers J., Spirito A., Donaldson D. (1998). Reasons for adolescent suicide attempts: associations with psychological functioning. Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, Vol. 37:1287-1293.
  • Dori G.A., Overholser J.C. (1999). Depression, hopelessness, and self-esteem: accounting for suicidality in adolescent psychiatric inpatients. Suicide and Life-Threatening Behavior, Vol. 29:309-318.
  • Harrington R., Saleem Y. (2002). Impiego della terapia cognitivo comportamentale nella prevenzione degli atti di autolesionismo nell’adolescenza. University Department of Child Psychiatry, Royal Manchester Children’s Hospital, Pendlebury, Manchester, UK.
  • Kashden J., Fremouw W.J., Callahan T.S., Franzen M.D. (1993). Impulsivity in suicidal and nonsuicidal adolescents. Journal of Abnormal Child Psychology, Vol. 21:3.
  • Maggiolini A., Di Lorenzo M., Pisa C. (2013). Atteggiamenti nei confronti della morte e del suicidio in adolescenza. Psichiatria e Psicoterapia, Vol. 4: 268-284. DOWNLOAD
  • Migliarese G., Longo M.G., Mencacci C. (2012). Suicide and impulsiveness in adolescence: a systematic literature review. Journal of Psychopathology, Vol. 18:344-351.
  • Oliverio Ferraris A., Rusticelli A., Stevani J., Zaccariello T. (2009). Chiamarsi fuori. Ragazzi che non vogliono più vivere. Giunti, Firenze.
  • Pandolfi A.M. (2000). Il suicidio. Voglia di vivere, voglia di morire. Franco Angeli, Milano.
  • Rainone A., Mancini F. (2004). Gli approcci cognitivi alla depressione. Franco Angeli, Milano.
  • Schwarzenberg T.L. (2002). Riflessioni sulla suicidologia adolescenziale. Difesa Sociale, Vol. 6:77-90.
  • Senise T. (1989). L’adolescente come paziente. Intervento medico e psicologico. Franco Angeli, Milano.
  • Vanni F. (2009). Giovani in pronto soccorso. Il corpo nelle emergenze psicologiche. Franco Angeli, Milano.
  • Witte T.K., Merrill K.A., Stellrecht N.E., Bernert R.A., Hollar D.L., Schatschneider C., Joiner T.E. (2007). “Impulsive” youth suicide attempters are not necessarily all that impulsive. Journal of Affective Disorders, Vol. 107:107-116.   Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/04/suicidio-in-adolescenza/

Nello stesso sito web http://www.stateofmind.it ci sono altri articoli interessanti:

Tendenza al suicidio & difficoltà nel decision-making.
Alcuni studi hanno evidenziato che il modo in cui una persona prende le decisioni è tra i fattori che determinano la vulnerabilità a comportamenti suicidari
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/09/suicidio-decision-making/

Altro articolo nella stessa rivista online http://www.stateofmind.it che ha come tema l'ipotesi della stagionalità del suicidio.

La primavera e l’aumento di pensieri legati al suicidio
In primavera c'è nei pazienti affetti da depressione o altri disturbi mentali un aumento dei pensieri legati al suicidio e i più vulnerabili sono i giovani.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/04/primavera-pensieri-suicidio/

Più interessante l'articolo che riprende i risultati di una ricerca sulla terapia dialettico comportamentale: Il trattamento DBT in pazienti a rischio suicidio: quanto è efficace? La DBT standard non ha portato esiti significativamente migliori rispetto alle condizioni di solo intervento di gruppo o di solo psicoterapia individuale. Il campione era costituito da 99 donne (età media 30 anni) con diagnosi di disturbo borderline, con almeno due tentativi di suicidio e/o comportamenti autolesivi negli ultimi cinque anni. Dai dati è emerso che tutte e tre le combinazioni di trattamento (quella principalmente focalizzata sul gruppo di skills training DBT, quella principalmente focalizzata sulla terapia individuale DBT, nonchè la coterapia standard DBT individuale e di gruppo) riducono in modo simile i tentativi di suicidio, l’ideazione suicidaria e la gravità degli atti autolesivi e ugualmente promuovono la motivazione a rimanere in vita.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/04/trattamento-pazienti-borderline-dbt/

Bibliografia: Linehan, M.M., Korslund, K.E., Harned, M.S., Gallop, R.J., Lungu, A., Neacsiu, A.D., McDavid, J., Comtois, K.A.,  Murray-Gregory, A.M. (2015). Dialectical Behavior Therapy for High Suicide Risk in Individuals With Borderline Personality Disorder. JAMA Psychiatry, DOI: 10.1001/jamapsychiatry.2014.3039

Altro articolo della stesa rivista http://www.stateofmind.it suggerisce invece maggiori attenzioni per la prevenzione del suicidio: Le reti di Berna: prevenire il rischio di suicidio intervenendo sul contesto. Contro il suicidio, intervenire sui fattori contestuali che rischiano di portare un individuo vulnerabile al gesto estremo è necessario e sembra efficace.
 http://www.stateofmind.it/2015/02/rischio-suicidio/
L'autore ricorda che a Berna reti collocate, per esempio, sul campanile della cattedrale hanno ridotto significativamente i suicidi per caduta dal campanile.    

(Suicidi in Svizzera. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2012 vi sono stati 1037 suicidi in Svizzera (752 uomini e 285 donne). A titolo di paragone, il numero di morti in incidenti stradali è stato di 339 nello stesso anno. Il numero di suicidi è gradualmente sceso in Svizzera dalla metà degli anni 1980, quando il bilancio annuale aveva raggiunto 1’600 persone. Circa il 14% dei suicidi avvengono saltando nel vuoto).

Esperienza simile a Perugia riportata da http://tuttoggi.info/ponte-dei-suicidi-chi-ci-si-ammazza-e-chi-ci-dorme-sopra-ma-anche-chi-dice-basta/175454/

 ......................... "L’esperienza di quanto attuato più di trenta anni fa alla Rocca Paolina di Perugia con l’installazione delle reti sembra non interessare a nessuno. Le cronache del tempo parlano chiaro: undici persone, nei tempi successivi alla installazione, tentarono ugualmente il “salto”, ma solo una di queste si lasciò cadere dalla rete nel vuoto. Le altre dieci, in pratica,  chiamarono i soccorsi e furono messe in salvo. Pian piano quell’effetto ‘calamita’ che la Rocca rappresentava venne scemando fino ad esaurirsi totalmente. A conferma che il momento ‘no’, il black-out può capitare ma che non sempre il gesto coincide con la volontà vera. Anche perché da simili estremi gesti non c’è possibilità di ripensamento, di tornare indietro"........  Il giornalista Carlo Ceraso da tempo si impegna perchè anche a Spoleto il Ponte delle torri venga messo in sicurezza. Sono numerosi i suicidi che annualmente si realizzano dal famoso ponte.

nessuno

Per altro è noto che: il Golden Gate Bridge detiene il triste record del più alto tasso di suicidi a livello mondiale. Per lottare contro questo fenomeno, le autorità di San Francisco intendono fissare delle reti di protezione sotto il ponte, sulla base di un modello che ha avuto successo a Berna. http://www.swissinfo.ch/ita/suicidi--il-golden-gate-segue-l-esempio-di-berna-/40526370   
Il Golden Gate Bridge è un ponte sospeso di 2,7 chilometri di lunghezza che sovrasta lo Stretto Golden Gate di San Francisco, in California. Il ponte, situato a 70 metri di altezza dalle acque dell’Oceano Pacifico,  è stato inaugurato il 27 maggio 1937, dopo lavori di costruzione durati quattro anni. Ogni giorno 6’000 biciclette, 120’000 automobili e oltre 10’000 pedoni attraversare il Golden Gate Bridge. Fino al 2013, secondo un conteggio ufficiale, oltre 1'600 persone si sono suicidate, saltando dal ponte. Solo una trentina di persone sono sopravvissute all’impatto con l’acqua.
Risultati immagini per Golden Gate Bridge
Al ponte ed ai suicidi è stato dedicato un film http://www.prevenzionesuicidio.it/FILM%20ponte%20dei%20suicidi.html

Alla pagina http://www.msd-italia.it/altre/manuale/sez19/2742594.html  trovaimo invece:
SUICIDIO IN BAMBINI E ADOLESCENTI: Introduzione Prevenzione Terapia
Riporto quet'ultima per intero, sintetica ma efficace:
Terapia
Ogni tentato suicidio rappresenta un'urgenza medica. Una volta che il pericolo per la vita sia stato rimosso, si deve pensare a un'eventuale ospedalizzazione. Questa necessità dipende dalla valutazione del grado di rischio e dalla capacità della famiglia di fornire aiuto. La letalità del tentativo di suicidio può essere valutata dal grado di premeditazione (p. es., scrivere una lettera), dal metodo usato (le armi da fuoco sono abitualmente più letali dei medicinali), dalla gravità delle lesioni e dalle circostanze o dai fattori immediatamente precipitanti i tentativi. Una risposta negativa o non adeguata da parte dei genitori è un segno infausto. Se la famiglia mostra amore e interesse è maggiormente possibile un risultato buono. L'ospedalizzazione (anche in un reparto medico o pediatrico sotto sorveglianza da parte di infermieri specializzati) rappresenta la forma più sicura di protezione ed è indicata se si sospetta una forma grave di depressione e/o psicosi. La terapia farmacologica può essere indicata per la condizione sottostante (p. es., depressione, disturbo bipolare o impulsivo, psicosi) ma non può prevenire il suicidio di per sé. Si devono evitare farmaci potenzialmente letali (p. es., antidepressivi triciclici). Il trattamento psichiatrico avrà più successo se è possibile assicurare una continuità di cura con il medico di famiglia. Essenziale nella gestione del follow-up è la ricostruzione del morale e il recupero di un normale equilibrio emozionale all'interno della famiglia.


Interventi su adolescenti con tentativi di suicidio nel reparto di Neuropsichiatria infantile di via dei Sabelli 
   A cura di Arianna Terrinoni
http://www.spiweb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3271:interventi-su-adolescenti-con-tentativi-di-suicidio-nel-reparto-di-neuropsichiatria-infantile-di-via-dei-sabelli&catid=604&Itemid=677
Propongo un ESTRATTO e rimando all'articolo per approfondimento:
Quando un adolescente cessa volontariamente di esistere, si compie un fallimento. Qualcosa si inclina irrimediabilmente in uno o nei tanti sistemi di vita di cui egli è partecipe. Fallimento familiare, scolastico, sociale, relazionale, una disfatta incontrovertibile per tutte quelle persone che potevano essere presenti, capire, posare l’occhio emotivo laddove lo sguardo quotidiano non arrivava(1). Il tema del suicidio in adolescenza, per quanto discusso e analizzato nei tempi e con plurime modalità, resta sempre un argomento intriso di grande coinvolgimento affettivo, aldilà delle teorie o dei modelli interpretativi a cui ogni professionista si ispira.
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Le stime più recenti descrivono un trend sempre più crescente di ragazzi che attentano alla vita, così come nella pratica clinica, aumentano vertiginosamente gli accessi nei reparti di emergenza per atti anticonservativi (9).
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Il lavoro di un neuropsichiatra dell’età evolutiva, che presta sevizio in una struttura sanitaria pubblica, parte spesso da qui, dalla richiesta di una consulenza urgente da parte del Pronto Soccorso o dalla necessità di un ricovero in un reparto di Degenza di Psichiatria per adolescenti (UOC A NPI, Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile, Università Sapienza, Roma), quando il percorso evolutivo di un adolescente si arresta e  necessita di un’attenzione o una cura, indagandone, in certi casi, una dimensione psicopatologica sottesa; nel mio lavoro, questi eventi eccezionali e gravemente drammatici, sono spesso ordinari, ma mai un’abitudine. I ragazzi che hanno attentato alla loro esistenza appaiono, inizialmente, assorbiti in una dimensione atemporale, condensata di emozioni indistricabili su cui si posano gli sguardi di un mondo adulto: medici, psicoterapeuti, infermieri e non ultimi i genitori; madri e padri inconsapevoli, stravolti e confusi (4). Il processo di cura e comprensione delle ragioni, nascoste in questo atto è arduo ma doveroso: secondo E. Shneidman,(10) le cause possono essere molteplici, sociali, familiari, interpersonali, ma l’atto suicidale si compie solo quando l’individuo viene soverchiato da un dolore psichico, una sofferenza così intensa non risolvibile se non con la cessazione della vita. Questo dolore definito come “Psychache” racchiude in se un senso di disperazione, di sconfitta, vergogna e abbandono; l’obiettivo ultimo per un adolescente coinvolto in questa spirale emotiva è arrestare il flusso della sofferenza, eliminare il “nemico che dilania l’anima”.
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Una ricerca effettuata presso il Reparto di Degenza (UOC A NPI) (2) su un campione di adolescenti ricoverati per autolesionismo intenzionale ripetitivo, ha messo in evidenza quanto l’alta frequenza degli atti unita ad un progressivo aumento di alcuni sintomi depressivi, disregolazione affettiva, e ad una dimensione crescente e grave di “ridotta attrazione alla vita” fossero elementi predittivi di rischio suicidario(3).
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In un’epoca in cui ogni crisi esistenziale si interseca e si amplifica all’interno di una “crisi” di valori e di crollo sociale e economico, in un momento storico in cui gli adulti faticosamente riescono ad essere solidi punti di riferimento per i giovani in crescita, il dovere clinico di un Neuropsichiatra infantile e della sua equipe è quello di saper accogliere coraggiosamente la fragilità emotiva di un adolescente, fornendo una possibilità di cura efficace e autorevolmente concreta.
Bibliografia proposta:
    1.Borgna E. , Manica M, Pagnoni, A. Il suicidio. Amore tragico, tragedia d’amore, 2006.
    4.Ladame F. I tentativi di suicidio negli adolescenti, 1981.
    5.Piotti, A. Il trattamento del tentato suicidio adolescenziale nel Crisis Center di Milano” 2006
    6.Pietropolli CharmetL'intervento clinico in adolescenza fra crisi evolutiva e psicopatologia. Adolescenza e Psicoanalisi , 2003.
    7.Pietropolli Charmet G., Piotti A. Uccidersi , Cortina Ed., 2009.
    8.Shaffer D, Gould MS, Fischer P, et al. Psychiatric diagnosis in child and adolescent suicide. Arch Gen Psychiatry 1996; 53:339-348.
    9.Shneidman E. Autopsia di una mente suicida. Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2006.
    10.Shneidman E. Suicide as Psychache. Aronson, Northvale. New York, 1993.
    11.Ferrara M., Williams R., Terrinoni A. Non-suicidal self-injury (Nssi) in adolescent inpatients: assessing personality features and attitude toward death, Child and     .  12.Adolescent Psychiatry and MentalHealth, 2012.
    13.Ferrara M. I comportamenti autolesivi durante l’adolescenza. Lo sviluppo antisociale: dal bambino al giovane adulto (Sabatello U.). Cortina Ed.,2010.


Altro articolo interessante pubblicato in occasione della giornata di prevenzione del suicidio. Nell'articolo viene intervistato Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Nell'articolo si sottolinea la necessità di svolgere prevenzione precoce a partire dal nido e poi  nella scuola, inoltre, si sottolinea la carenza di strutture di ricovero per minori (in Italia 90 posti letto di cui 8 al Bambino Gesù). Riporto per intero l'articolo.
http://agensir.it/italia/2016/09/16/adolescenti-e-suicidio-un-fenomeno-sottovalutato-su-cui-la-prevenzione-sarebbe-possibile/
 Emanuela Vinai
Nel mondo è la seconda causa di morte per ragazzi sotto i 20 anni. Solo nel nostro Paese su 4mila decessi legati a questo gesto estremo, il 12% di questi riguarda giovani e giovanissimi. Cifre tutt'altro che marginali su cui sarebbe possibile attuare forme di prevenzione. Eppure, spiega Stefano Vicari, neuropsichiatra dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù, in Italia "mancano i servizi per sottovalutazione".
 
Non ci sono solo adulti vulnerabili e disperati.
Nel mondo il suicidio è la seconda causa di morte tra i ragazzi sotto i 20 anni.
Solo nel nostro Paese su 4000 decessi legati a questo gesto estremo, il 12% di questi riguarda giovani e giovanissimi. L’ultimo caso di cronaca è avvenuto pochi giorni fa a Torino, uno studente di 18 anni ha preso lo zaino per andare a scuola, ha salutato i genitori e si è buttato dalla cima del palazzo senza alcun motivo apparente, lasciando parenti e amici sconvolti a chiedersi una sola cosa: perché? “Questo è il tema generale della psichiatria, ma non dobbiamo pensare che tutti coloro che decidono di togliersi la vita siano mentalmente disturbati – spiega Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma –. Non conosciamo la causa dei diversi disturbi psichiatrici, ma sappiamo che sono il risultato delle interazioni di fattori biologici, fisici, e fattori ambientali che possono essere più o meno riconducibili a comportamenti altrui”.
I genitori che si trovano a vivere queste tragedie tendono a colpevolizzarsi, per non aver colto in tempo i segnali che covavano o l’elemento di rottura che determina il gesto, ma “non sempre è facile intercettarlo e ai genitori va data tutta la nostra comprensione.
La loro presenza è fondamentale per captare il disagio dei loro figli, ma non sempre è possibile perché chi medita il suicidio è spesso chiuso in sé e raramente comunica le sue intenzioni a qualcuno”. A volte, però, ci sono velate richieste di aiuto. Come “alcuni tentativi di suicidio, maldestri, per ingestione di farmaci non letali, oppure perché è intervenuto un familiare, che magari aveva un sospetto. Però certamente il tentativo c’è, perché i ragazzi con questo atto chiedono aiuto”. Bisogna distinguere le fattispecie, chiarisce il neuropsichiatra: “ci sono due tipo di suicidio. C’è quello programmato, che nasce dall’incapacità di immaginare un futuro diverso dalla situazione contestuale. E poi c’è impulsività adolescenziale: reazione incontrollabile a un fatto, a un momento scatenante”. Per gli adolescenti infatti entra in gioco anche un elemento del tutto diverso rispetto ai meccanismi che muovono le decisioni degli adulti, ed è legato alla biologia. “L’adolescenza è un periodo critico, perché è il momento in cui noi diventiamo adulti – spiega Vicari –. Si ‘salda’ la parte del cervello più antica, implicita, sottocorticale con la parte evolutivamente più recente, i lobi frontali, capace di modulare l’impulsività.
I ragazzi spesso hanno un fisico adulto ma non hanno i meccanismi di filtraggio cognitivo tipici degli adulti, non hanno ancora la capacità di mediazione.
Per questo hanno condotte apparentemente temerarie: semplicemente non sempre sanno valutare le conseguenze delle loro azioni”. Inoltre, se alla base del suicidio premeditato c’è spesso una forma depressiva, una condizione di cui soffre ben l’8% degli adolescenti nel mondo, sarebbe possibile avviare la prevenzione, ma qui la buona volontà si scontra con la cronica carenza di strutture dedicate e adeguate e la mancanza di politiche di sostegno alla salute mentale dei giovani. “Nel nostro Paese mancano i servizi per sottovalutazione – commenta Vicari – perché la rappresentazione che viene data dei bambini è quella del Mulino bianco: tutti belli e tutti felici. Così, se una donna adulta tra i 30 e i 40 anni che ha un disturbo mentale trova luoghi di assistenza, per l’età evolutiva la situazione è drammatica: in tutta Italia i posti letto dedicati alla psichiatria per adolescenti sono soltanto 90.
Di questi, 8 li abbiamo al Bambino Gesù, dove è attivo un servizio di day hospital specifico e un call center neuropsichiatrico 24 ore su 24”. Un esempio di criticità è dato dall’anoressia: “ormai sappiamo che ha un esordio sempre più precoce, abbiamo in cura bambine di 10 anni, ma non ci sono le strutture adatte. Non si può pensare di applicare a una ragazzina gli stessi standard terapeutici utilizzati per una trentenne”.
Va rivalorizzata la scuola, spiega il neuropsichiatra, che ha un ruolo fondamentale per la prevenzione del disagio mentale:
“È dalla scuola che bisogna essere incisivi, fin dal nido, dalle elementari. È necessario mettere a disposizione strutture educative che stimolino la salute mentale, dare ai ragazzi strumenti culturali di crescita: non si può affidarli alla televisione”.
In un’epoca in cui gli amici sono contatti artificiali dietro uno schermo, un elemento prezioso resta la famiglia, che ha il ruolo “di dare le regole che consentono di essere autonomi, altrimenti si innesca con i genitori una simbiosi che non finisce mai. Oggi i ragazzi non sanno più gestire la frustrazione, c’è sempre un genitore che si sostituisce a loro nei momenti importanti”. In una società che “punta tutto sul successo” e che ci vuole sempre e soltanto vincenti e competitivi per essere accettati “dovremmo educare i nostri giovani al senso della sconfitta, come diceva Pasolini, dando loro gli strumenti per gestirla, accettarla e ricominciare. Ma purtroppo, troppo spesso, manca il tempo”. E dopo è sempre tardi.
Altro articolo

CAUSE E RIPARAZIONE DEI TENTATIVI DI SUICIDIO IN ADOLESCENZA
di Gianni Bassi e Rossana Zamburlin
Vi invito a leggerlo interamente. Personalmente ho trovato significativo:
........................... Il tentativo di suicidio dell’adolescente non fa che mettere in luce i conflitti interni ed esterni che non riesce a risolvere e non riesce a chiedere aiuto ai genitori o agli educatori, anche questi ultimi non si rendono conto della conflittualità e delle angosce dei ragazzi, anche perché loro stessi possono essere in difficoltà a risolvere i propri disagi. ............................



Articolo di colleghe dell'Istituto di Terapia Familiare di Firenze, fondato il 14 Dicembre 1981 da Cristina Dobrowolski e Rodolfo de Bernart.

Anche in questo caso riporto un breve estratto, invito alla lettura completa link.

"Il suicidio dell'adolescente"   Cristina Dobrowolski - Lilia Gagnarli
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Dall'analisi delle famiglie seguite presso il nostro Istituto abbiamo tratto alcune ipotesi:
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1) i comportamente suicidari si attuano ove siano già presenti in uno dei genitori e/o a livello trigenerazionale aspetti depressivi. E' noto come nella depressione vi sia una sorta di negazione della vita e dell'aggressività verso l'altro. L'aggressività è volte verso se stessi e solo indirettamente mostra le sue caratteristiche di attacco verso l'altro che viene chiamato in aiuto e poi reso impotente.    ...............................................
2) Esistono nelle famiglie modalità di relazione seduttive.
Laplance e Pontalis definiscono la seduzione "scena reale o fantasmatica, in cui il soggetto (generalmente un bambino) subisce passivamente, da parte di un altro (per lo più un adulto), degli approcci o delle manovre sessuali".Quando noi parliamo di modalità seduttive intendiamo un comportamento in cui un genitore si avvicina emotivamente ad un figlio/a con modalità affascinanti ed ambigue ed ottiene in tal modo di legarselo, spesso come compensazione alla delusione e frustrazione che il partner gli provoca, inibendo in lui/lei la possibilità di una libera espressione dei propri sentimenti ed emozioni. ..................................................
3. Nei comportamenti suicidari la morte viene individuata come l'unico modo di essere differenziati.
Vogliamo cioé proporre, specialmente nel caso di adolescenti, il tentativo di suicidio come via per sottrarsi alla seduzione o strumento per reclamare un'attenzione per la propria esistenza, qualora, invece, non si sia l'oggetto della seduzione. ........................................................................
4. La quarta ipotesi riguarda le analogie tra le caratteristiche delle famiglie con adolescenti suicidari e quelle di famiglie con pazienti anoressiche o con tossicodipendenti.
Anche queste due ultime situazioni si esprimono con attacchi al proprio corpo che possono provocare seri rischi di morte; anche qui domina sovrano il gioco con la morte e l'idea di poterla controllare. ...................................................................... Copyright (c) ITFF 2008
http://nuke.itff.it/Formazione/Libreria/LavoriScientifici/SuicidioAdolescente/tabid/134/Default.aspx

Di seguito un articolo online pubblicato da LA STAMPA MAMME che nel titolo segnala una relazione tra il suicidio e genitori: "Genitori sotto accusa: famiglie disgregate e troppo poco tempo insieme". Riporta poi osservazioni di M. Pompili a conferma del titolo.

Dal quotidiano LA STAMPA - MAMME (?)
Adolescenti sempre più fragili Suicidio la seconda causa di morte
Genitori sotto accusa: famiglie disgregate e troppo poco tempo insieme


Giovanissimi italiani «sempre più fragili. Tanto che il suicidio in questa fascia d’età è la seconda causa di morte. Non è un caso che sono in aumento nel nostro centro le segnalazioni di ragazzi che hanno manifestato intenzioni suicide o hanno alle spalle tentativi di suicidio. Ebbene, è importante dire che in questi casi si può fare molto. E se a volte, come nell’episodio di Aprilia, si parla di delusione d’amore, all’origine di questi gesti non c’è mai solo un cuore spezzato, ma piuttosto una vulnerabilità consolidata». Parola di Maurizio Pompili, direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, che evidenzia «la particolare fragilità di questi adolescenti», alla notizia di un ragazzo di 16 anni che è precipitato dalla finestra del Liceo Scientifico `Antonio Meucci´, sembra dopo una lite con la fidanzatina. In questi casi «si punta subito il dito sulle delusioni d’amore, ma la verità è che le abbiamo sperimentate tutti, senza arrivare a tentare il suicidio. Chi lo fa ha alle spalle una vulnerabilità consolidata». 
«Sta emergendo in questi anni - dice Pompili all’Adnkronos Salute - una maggiore fragilità degli adolescenti, legata a una serie di fattori. Penso alla disgregazione della rete familiare, che non vuol dire solo divorzio o separazione, ma piuttosto ridotto periodo di tempo che i genitori per anni passano insieme ai figli, a volte fin da quando sono molto piccoli. Bambini e adolescenti, invece - evidenzia - hanno bisogno dell’azione lenitiva di madre e padre per imparare a gestire paura, delusione, ansia. È come quando un bimbo piccolo va dal medico o in pronto soccorso: è agitato, si dimena, piange e mulina gambe e braccia; se la mamma è sicura, lo abbraccia, gli dà certezze, dopo un po’ il bambino si calma. La presenza dei genitori è fondamentale», afferma l’esperto, in barba ai sostenitori del `tempo di qualità´.
E se gli adolescenti oggi appaiono allo psichiatra particolarmente fragili, «non mancano esempi di tentativi di suicidio a 13 e addirittura a 10 anni». Sotto accusa ci sono anche «l’abuso di sostanze, un comportamento che va oltre il provare qualcosa tipico di quell’età, e il fatto che i ragazzi oggi non sono stati abituati a fronteggiare le frustrazioni e le delusioni». Nell’era dei rapporti virtuali, dei social e dei genitori assenti, «tutto sembra possibile. Poi ti scontri con i primi `no´, e questi sembrano muri invalicabili. Non c’è ancora maturità affettiva, ma neanche l’impulso a chiedere aiuto a una figura di riferimento». Così, i giovanissimi spesso si trovano da soli. Se in Italia si contano circa 4 mila suicidi l’anno in persone di ogni età, per ogni vittima si stimano 10 tentati suicidi. «Un gesto come quello di chi tenta di uccidersi - prosegue - non arriva di solito del tutto inatteso. Ci sono segnali importanti, da non sottovalutare mai: oltre all’abuso di sostanze, anche i cambiamenti nel sonno, nell’appetito e nel comportamento sono da tenere d’occhio. Ma anche crisi di rabbia e disperazione, un umore altalenante con guizzi improvvisi, una chiusura repentina», elenca Pompili, che invita a non ignorare eventuali minacce o annunci degli adolescenti. «Quando si tratta di morte, le parole non vanno mai sottovalutate». 

Sulla stessa linea dell'articolo precedente, l'occasione è la giornata mondiale di prevenzione del suicidio. Riporto estratto ed il link:

Allarme suicidio tra gli adolescenti. "Seconda causa di morte in Italia"
Lo specialista: giovani sempre più depressi, scovare i casi a rischio


IL SUICIDIO è la seconda causa di morte nei giovani. Nella Giornata mondiale per la prevenzione dei suicidi Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù, ospedale pediatrico della Santa Sede, invita i genitori a monitorare i segnali di disagio, cogliere i cambiamenti repentini del comportamento dei figli: attivato un servizio ospedaliero, ambulatori e call center. In parallelo, all’Università di Roma La Sapienza si tiene, il 13 e 14 settembre, un incontro curato da Maurizio Pompili, vicepresidente della International Association for Suicide Prevention, responsabile del Servizio per la prevenzione del suicidio presso l’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, evento in collaborazione con la Fondazione internazionale Menarini.

ROMA, 10 settembre 2016 - 
PROFESSOR Pompili, da quando i giovani sono così esposti al rischio suicidio?

«Il problema è noto dagli Anni Sessanta quando si osservò l’aumento esponenziale di suicidi tra i giovani maschi negli Stati Uniti, il dato è simile nel resto del mondo, si riscontra molto meno negli anziani. L’Oms individua la fascia a rischio tra i 15 e i 29 anni».

Che cos’è il suicidio?

«È l’epilogo di un percorso di sofferenza insopportabile che ha attraversato la vita dell’individuo».

Come correre ai ripari?

«Occorre sensibilizzare tutte le persone deputate alla tutela della salute del minore: genitori, educatori e via dicendo. Devono essere consapevoli che il suicidio è un fenomeno che si può prevenire».

Che cosa devono o possono fare in concreto?

«Cogliere i segnali di allarme, riconoscere i soggetti in crisi».
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A conferma di quanto segnalato  circa la prevalenza del suicidio nella fascia di età 15-24 anni
(suicidio come 2 causa di morte) riporto quanto pubblicato per il 2012 dall'ISTAT link

Anno 2012
LE PRINCIPALI CAUSE DI MORTE IN ITALIA
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Nella seconda fascia di età giovanile, tra 15 e 24 anni (1.321 decessi tra i maschi, 464 tra le femmine), gli accidenti da trasporto risultano la principale causa di morte sia per i maschi (452 decessi, pari al 34% del totale) che per le femmine (117 decessi, pari al 25% del totale). La connotazione prevalentemente “violenta” della mortalità in questo sotto gruppo della popolazione viene confermata dal numero delle morti per suicidio, che ne fanno la seconda causa più frequente 179 decessi tra i maschi,14% del totale e 44 tra le femmine 10% e nel caso dei maschi anche dal numero di decessi per omicidio (37casi, pari al 3%). Tra le altre cause di morte più frequenti figurano i tumori maligni del tessuto linfatico ed ematopoietico con particolare riferimento a leucemia (numero di decessi pari al 7% del totale tra le femmine e al 3% tra i maschi) e linfomi (pari a circa il 3% dei decessi nella popolazione femminile in questa fascia di età). ............................... continua