Raccolta di articoli e
riflessioni direttamente dalla rete
Storie di adolescenti morti suicidi (https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Adolescenti_suicidi);
le vite raccontate, drammatiche, evidenziano sia storie di
bullismo che di isolamento sociale. Riguardano diversi
paesi tra cui l'italia con il racconto del suicidio di
Rita Atria ( https://it.wikipedia.org/wiki/Rita_Atria
) che si uccise una settimana dopo la strage di Via
D'Amelio perché proprio per la fiducia che riponeva nel
magistrato italiano Paolo Borsellino si era decisa a
collaborare con gli inquirenti.
Novità Giornata mondiale
contro il suicidio. Articoli dedicati al suicidio in
adolescenza:

In occasione della giornata mondiale contro il suicidio,
Monica Vichi e Silvia Ghirini (Centro nazionale di
epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute,
Cnesps-Iss) hanno segnalato che (estratto invitiamo a
consultare l'articolo):
Anche se l’Italia si colloca tra i Paesi del mondo a più
basso rischio di suicidio, sono circa 4000 le persone che
ogni anno si tolgono la vita nel nostro Paese e,
considerato che il suicidio rientra nel novero di quelle
cause di morte che vengono definite “completamente
evitabili” con opportuni interventi di prevenzione, il
valore auspicabile dovrebbe corrispondere a nessun
decesso.
Tra le azioni efficaci per la prevenzione, l’Oms indica in
primis la restrizione della disponibilità e accesso
ai mezzi utilizzati per attuare il suicidio (come
pesticidi, sostanze tossiche, armi da fuoco e accesso a
luoghi elevati), l’implementazione di politiche per la
riduzione dell’abuso di alcol e sostanze e, non ultimo, il
follow-up dei soggetti che hanno già tentato il
suicidio poiché questi ultimi sono a più alto rischio di
recidiva. Un metodo efficace per salvare vite umane sta
anche nell’informazione e nella formazione di medici,
psicologi, infermieri, insegnanti e studenti.
In Italia ancora molto resta da fare per tradurre le
raccomandazioni internazionali in concreti programmi di
prevenzione e sensibilizzare i decisori politici affinché
la prevenzione del suicidio rientri tra gli obiettivi
prioritari in sanità pubblica.
Risorse utili
Articoli dedicati al suicidio in adolescenza e
comparsi di recente in http://www.stateofmind.it
(peccato per la pubblicità invasiva):
I tentativi di suicidio in adolescenza: fattori di
rischio e vulnerabilità psicologiche associate
Il suicidio in adolescenza è spesso legato a
sentimenti di disperazione, impulsività,
disregolazione emotiva, difficoltà relazionali e
identitarie.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/04/suicidio-in-adolescenza/
.
Tra quanto riportato nell'articolo, estremamente
interessante, segnalo un piccolo paragrafo di grande
valore:
......... Come si vede è assai
pericoloso sul piano clinico definire sbrigativamente
certi suicidi come “dimostrativi”,
definizione che comporta spesso una negazione
banalizzante della condotta suicidaria,
percepita solo nella sua dimensione falsa e
ricattatoria. Basta riflettere sul fatto che se un adolescente
deve ricorrere a questo tipo di dimostrazione per
riuscire a comunicare la propria sofferenza/aggressività
ciò già significa che non è in grado di utilizzare mezzi
più evoluti e meno distruttivi (Pandolfi, 2000; Senise,
1989)............................................. Per
saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/04/suicidio-in-adolescenza/
Vedi anche la Bibliografia con un link a
Maggiolini A., Di Lorenzo M., Pisa C. (2013).
Atteggiamenti nei confronti della morte e del suicidio
in adolescenza. Psichiatria e Psicoterapia, Vol. 4:
268-284. DOWNLOAD
- Blumenthal S.J., Kupfer D.J. (1990). Suicide over
the life cycle: risk factors, assessment, and
treatment of suicidal patients. American Psychiatric
Press, Washington DC.
- Boergers J., Spirito A., Donaldson D. (1998).
Reasons for adolescent suicide attempts: associations
with psychological functioning. Journal of the
American Academy of Child & Adolescent Psychiatry,
Vol. 37:1287-1293.
- Dori G.A., Overholser J.C. (1999). Depression,
hopelessness, and self-esteem: accounting for
suicidality in adolescent psychiatric inpatients.
Suicide and Life-Threatening Behavior, Vol.
29:309-318.
- Harrington R., Saleem Y. (2002). Impiego della
terapia cognitivo comportamentale nella prevenzione
degli atti di autolesionismo nell’adolescenza.
University Department of Child Psychiatry, Royal
Manchester Children’s Hospital, Pendlebury,
Manchester, UK.
- Kashden J., Fremouw W.J., Callahan T.S., Franzen
M.D. (1993). Impulsivity in suicidal and nonsuicidal
adolescents. Journal of Abnormal Child Psychology,
Vol. 21:3.
- Maggiolini A., Di Lorenzo M., Pisa C. (2013).
Atteggiamenti nei confronti della morte e del
suicidio in adolescenza. Psichiatria e
Psicoterapia, Vol. 4: 268-284. DOWNLOAD
- Migliarese G., Longo M.G., Mencacci C. (2012). Suicide
and impulsiveness in adolescence: a systematic
literature review. Journal of Psychopathology,
Vol. 18:344-351.
- Oliverio Ferraris A., Rusticelli A., Stevani J.,
Zaccariello T. (2009). Chiamarsi fuori. Ragazzi che
non vogliono più vivere. Giunti, Firenze.
- Pandolfi A.M. (2000). Il suicidio. Voglia di vivere,
voglia di morire. Franco Angeli, Milano.
- Rainone A., Mancini F. (2004). Gli approcci
cognitivi alla depressione. Franco Angeli, Milano.
- Schwarzenberg T.L. (2002). Riflessioni sulla
suicidologia adolescenziale. Difesa Sociale, Vol.
6:77-90.
- Senise T. (1989). L’adolescente come paziente.
Intervento medico e psicologico. Franco Angeli,
Milano.
- Vanni F. (2009). Giovani in pronto soccorso. Il
corpo nelle emergenze psicologiche. Franco Angeli,
Milano.
- Witte T.K., Merrill K.A., Stellrecht N.E., Bernert
R.A., Hollar D.L., Schatschneider C., Joiner T.E.
(2007). “Impulsive” youth suicide attempters are not
necessarily all that impulsive. Journal of Affective
Disorders, Vol. 107:107-116.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/04/suicidio-in-adolescenza/
Nello stesso sito web
http://www.stateofmind.it ci sono altri
articoli interessanti:
Tendenza al suicidio & difficoltà nel
decision-making.
Alcuni studi hanno evidenziato che il modo in cui una
persona prende le decisioni è tra i fattori che
determinano la vulnerabilità a comportamenti suicidari
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/09/suicidio-decision-making/
Altro articolo nella stessa rivista online http://www.stateofmind.it
che ha come tema l'ipotesi della stagionalità del
suicidio.
La primavera e l’aumento di pensieri legati al
suicidio
In primavera c'è nei pazienti affetti da depressione o
altri disturbi mentali un aumento dei pensieri legati al
suicidio e i più vulnerabili sono i giovani.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/04/primavera-pensieri-suicidio/
Più interessante l'articolo che riprende i risultati
di una ricerca sulla terapia dialettico
comportamentale: Il trattamento DBT in
pazienti a rischio suicidio: quanto è efficace? La
DBT standard non ha portato esiti significativamente
migliori rispetto alle condizioni di solo intervento di
gruppo o di solo psicoterapia individuale. Il campione
era costituito da 99 donne (età media 30 anni) con
diagnosi di disturbo borderline, con almeno due
tentativi di suicidio e/o comportamenti autolesivi negli
ultimi cinque anni. Dai dati è emerso che tutte e tre le
combinazioni di trattamento (quella principalmente
focalizzata sul gruppo di skills training DBT, quella
principalmente focalizzata sulla terapia individuale
DBT, nonchè la coterapia standard DBT individuale e di
gruppo) riducono in modo simile i tentativi di suicidio,
l’ideazione suicidaria e la gravità degli atti
autolesivi e ugualmente promuovono la motivazione a
rimanere in vita.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/04/trattamento-pazienti-borderline-dbt/
Bibliografia: Linehan, M.M., Korslund, K.E., Harned,
M.S., Gallop, R.J., Lungu, A., Neacsiu, A.D., McDavid,
J., Comtois, K.A., Murray-Gregory, A.M. (2015). Dialectical
Behavior Therapy for High Suicide Risk in Individuals
With Borderline Personality Disorder. JAMA
Psychiatry, DOI: 10.1001/jamapsychiatry.2014.3039
Altro articolo della stesa rivista http://www.stateofmind.it
suggerisce invece maggiori attenzioni per la prevenzione
del suicidio: Le reti di Berna: prevenire
il rischio di suicidio intervenendo sul contesto. Contro
il suicidio, intervenire sui fattori contestuali che
rischiano di portare un individuo vulnerabile al gesto
estremo è necessario e sembra efficace.
http://www.stateofmind.it/2015/02/rischio-suicidio/
L'autore ricorda che a Berna reti collocate, per
esempio, sul campanile della cattedrale hanno ridotto
significativamente i suicidi per caduta dal campanile.
(Suicidi in Svizzera. Secondo l’Ufficio federale di
statistica, nel 2012 vi sono stati 1037 suicidi in
Svizzera (752 uomini e 285 donne). A titolo di
paragone, il numero di morti in incidenti stradali è
stato di 339 nello stesso anno. Il numero di suicidi è
gradualmente sceso in Svizzera dalla metà degli anni
1980, quando il bilancio annuale aveva raggiunto 1’600
persone. Circa il 14% dei suicidi avvengono saltando
nel vuoto).
Esperienza simile a Perugia riportata da http://tuttoggi.info/ponte-dei-suicidi-chi-ci-si-ammazza-e-chi-ci-dorme-sopra-ma-anche-chi-dice-basta/175454/
......................... "L’esperienza di quanto
attuato più di trenta anni fa alla Rocca Paolina di
Perugia con l’installazione delle reti sembra non
interessare a nessuno. Le cronache del tempo parlano
chiaro: undici persone, nei tempi successivi alla
installazione, tentarono ugualmente il “salto”, ma solo
una di queste si lasciò cadere dalla rete nel vuoto. Le
altre dieci, in pratica, chiamarono i soccorsi e
furono messe in salvo. Pian piano quell’effetto
‘calamita’ che la Rocca rappresentava venne scemando
fino ad esaurirsi totalmente. A conferma che il momento
‘no’, il black-out può capitare ma che non sempre il
gesto coincide con la volontà vera. Anche perché da
simili estremi gesti non c’è possibilità di
ripensamento, di tornare indietro"........ Il
giornalista Carlo Ceraso da tempo si impegna
perchè anche a Spoleto il Ponte delle torri
venga messo in sicurezza. Sono numerosi i suicidi che
annualmente si realizzano dal famoso ponte.

Per altro è noto che: il Golden Gate Bridge
detiene il triste record del più alto tasso di suicidi a
livello mondiale. Per lottare contro questo fenomeno, le
autorità di San Francisco intendono fissare delle reti di
protezione sotto il ponte, sulla base di un modello che ha
avuto successo a Berna. http://www.swissinfo.ch/ita/suicidi--il-golden-gate-segue-l-esempio-di-berna-/40526370
Il Golden Gate Bridge è un ponte sospeso di 2,7 chilometri
di lunghezza che sovrasta lo Stretto Golden Gate di San
Francisco, in California. Il ponte, situato a 70 metri di
altezza dalle acque dell’Oceano Pacifico, è stato
inaugurato il 27 maggio 1937, dopo lavori di costruzione
durati quattro anni. Ogni giorno 6’000 biciclette, 120’000
automobili e oltre 10’000 pedoni attraversare il Golden
Gate Bridge. Fino al 2013, secondo un conteggio ufficiale,
oltre 1'600 persone si sono suicidate, saltando dal ponte.
Solo una trentina di persone sono sopravvissute
all’impatto con l’acqua.

Al ponte ed ai suicidi è stato dedicato un film http://www.prevenzionesuicidio.it/FILM%20ponte%20dei%20suicidi.html
Alla pagina http://www.msd-italia.it/altre/manuale/sez19/2742594.html
trovaimo invece:
SUICIDIO IN BAMBINI E ADOLESCENTI: Introduzione
Prevenzione Terapia
Riporto quet'ultima per
intero, sintetica ma efficace:
Terapia
Ogni tentato suicidio rappresenta un'urgenza medica. Una
volta che il pericolo per la vita sia stato rimosso, si
deve pensare a un'eventuale ospedalizzazione. Questa
necessità dipende dalla valutazione del grado di rischio e
dalla capacità della famiglia di fornire aiuto. La
letalità del tentativo di suicidio può essere valutata dal
grado di premeditazione (p. es., scrivere una lettera),
dal metodo usato (le armi da fuoco sono abitualmente più
letali dei medicinali), dalla gravità delle lesioni e
dalle circostanze o dai fattori immediatamente
precipitanti i tentativi. Una risposta negativa o non
adeguata da parte dei genitori è un segno infausto. Se la
famiglia mostra amore e interesse è maggiormente possibile
un risultato buono. L'ospedalizzazione (anche in un
reparto medico o pediatrico sotto sorveglianza da parte di
infermieri specializzati) rappresenta la forma più sicura
di protezione ed è indicata se si sospetta una forma grave
di depressione e/o psicosi. La terapia farmacologica può
essere indicata per la condizione sottostante (p. es.,
depressione, disturbo bipolare o impulsivo, psicosi) ma
non può prevenire il suicidio di per sé. Si devono evitare
farmaci potenzialmente letali (p. es., antidepressivi
triciclici). Il trattamento psichiatrico avrà più successo
se è possibile assicurare una continuità di cura con il
medico di famiglia. Essenziale nella gestione del
follow-up è la ricostruzione del morale e il recupero di
un normale equilibrio emozionale all'interno della
famiglia.
Interventi su adolescenti con tentativi di suicidio nel
reparto di Neuropsichiatria infantile di via dei
Sabelli A cura di Arianna
Terrinoni
http://www.spiweb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3271:interventi-su-adolescenti-con-tentativi-di-suicidio-nel-reparto-di-neuropsichiatria-infantile-di-via-dei-sabelli&catid=604&Itemid=677
Propongo un ESTRATTO e rimando all'articolo per
approfondimento:
Quando un adolescente cessa volontariamente di esistere,
si compie un fallimento. Qualcosa si inclina
irrimediabilmente in uno o nei tanti sistemi di vita di
cui egli è partecipe. Fallimento familiare,
scolastico, sociale, relazionale, una disfatta
incontrovertibile per tutte quelle persone che potevano
essere presenti, capire, posare l’occhio emotivo laddove
lo sguardo quotidiano non arrivava(1). Il tema del
suicidio in adolescenza, per quanto discusso e analizzato
nei tempi e con plurime modalità, resta sempre un
argomento intriso di grande coinvolgimento affettivo,
aldilà delle teorie o dei modelli interpretativi a cui
ogni professionista si ispira.
................................................
Le stime più recenti descrivono un trend sempre più
crescente di ragazzi che attentano alla vita, così come
nella pratica clinica, aumentano vertiginosamente gli
accessi nei reparti di emergenza per atti anticonservativi
(9).
......................................................
Il lavoro di un neuropsichiatra dell’età evolutiva, che
presta sevizio in una struttura sanitaria pubblica, parte
spesso da qui, dalla richiesta di una consulenza urgente
da parte del Pronto Soccorso o dalla necessità di un
ricovero in un reparto di Degenza di Psichiatria per
adolescenti (UOC A NPI, Dipartimento di Pediatria e
Neuropsichiatria Infantile, Università Sapienza, Roma),
quando il percorso evolutivo di un adolescente si arresta
e necessita di un’attenzione o una cura,
indagandone, in certi casi, una dimensione psicopatologica
sottesa; nel mio lavoro, questi eventi eccezionali e
gravemente drammatici, sono spesso ordinari, ma mai
un’abitudine. I ragazzi che hanno attentato alla loro
esistenza appaiono, inizialmente, assorbiti in una
dimensione atemporale, condensata di emozioni
indistricabili su cui si posano gli sguardi di un mondo
adulto: medici, psicoterapeuti, infermieri e non ultimi i
genitori; madri e padri inconsapevoli, stravolti e confusi
(4). Il processo di cura e comprensione delle ragioni,
nascoste in questo atto è arduo ma doveroso: secondo E.
Shneidman,(10) le cause possono essere molteplici,
sociali, familiari, interpersonali, ma l’atto suicidale si
compie solo quando l’individuo viene soverchiato da un
dolore psichico, una sofferenza così intensa non
risolvibile se non con la cessazione della vita. Questo
dolore definito come “Psychache” racchiude in se un senso
di disperazione, di sconfitta, vergogna e abbandono;
l’obiettivo ultimo per un adolescente coinvolto in questa
spirale emotiva è arrestare il flusso della sofferenza,
eliminare il “nemico che dilania l’anima”.
............................................
Una ricerca effettuata presso il Reparto di Degenza (UOC A
NPI) (2) su un campione di adolescenti ricoverati per
autolesionismo intenzionale ripetitivo, ha messo in
evidenza quanto l’alta frequenza degli atti unita ad un
progressivo aumento di alcuni sintomi depressivi,
disregolazione affettiva, e ad una dimensione crescente e
grave di “ridotta attrazione alla vita” fossero elementi
predittivi di rischio suicidario(3).
.........................................
In un’epoca in cui ogni crisi esistenziale si interseca e
si amplifica all’interno di una “crisi” di valori e di
crollo sociale e economico, in un momento storico in cui
gli adulti faticosamente riescono ad essere solidi punti
di riferimento per i giovani in crescita, il dovere
clinico di un Neuropsichiatra infantile e della sua equipe
è quello di saper accogliere coraggiosamente la fragilità
emotiva di un adolescente, fornendo una possibilità di
cura efficace e autorevolmente concreta.
Bibliografia proposta:
1.Borgna E. , Manica M, Pagnoni, A. Il
suicidio. Amore tragico, tragedia d’amore, 2006.
4.Ladame F. I tentativi di suicidio
negli adolescenti, 1981.
5.Piotti, A. Il trattamento del tentato
suicidio adolescenziale nel Crisis Center di Milano” 2006
6.Pietropolli CharmetL'intervento
clinico in adolescenza fra crisi evolutiva e
psicopatologia. Adolescenza e Psicoanalisi , 2003.
7.Pietropolli Charmet G., Piotti A.
Uccidersi , Cortina Ed., 2009.
8.Shaffer D, Gould MS, Fischer P, et
al. Psychiatric diagnosis in child and adolescent suicide.
Arch Gen Psychiatry 1996; 53:339-348.
9.Shneidman E. Autopsia di una mente
suicida. Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2006.
10.Shneidman E. Suicide as Psychache.
Aronson, Northvale. New York, 1993.
11.Ferrara M., Williams R., Terrinoni
A. Non-suicidal self-injury (Nssi) in adolescent
inpatients: assessing personality features and attitude
toward death, Child and .
12.Adolescent Psychiatry and MentalHealth, 2012.
13.Ferrara M. I comportamenti
autolesivi durante l’adolescenza. Lo sviluppo antisociale:
dal bambino al giovane adulto (Sabatello U.). Cortina
Ed.,2010.
Altro articolo interessante pubblicato in occasione
della giornata di prevenzione del suicidio. Nell'articolo
viene intervistato Stefano Vicari, responsabile di
Neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico
Bambino Gesù di Roma. Nell'articolo si sottolinea la
necessità di svolgere prevenzione precoce a partire dal
nido e poi nella scuola, inoltre, si sottolinea la
carenza di strutture di ricovero per minori (in Italia 90
posti letto di cui 8 al Bambino Gesù). Riporto per intero
l'articolo.
http://agensir.it/italia/2016/09/16/adolescenti-e-suicidio-un-fenomeno-sottovalutato-su-cui-la-prevenzione-sarebbe-possibile/
Emanuela Vinai
Nel mondo è la seconda causa di morte per ragazzi sotto i
20 anni. Solo nel nostro Paese su 4mila decessi legati a
questo gesto estremo, il 12% di questi riguarda giovani e
giovanissimi. Cifre tutt'altro che marginali su cui
sarebbe possibile attuare forme di prevenzione. Eppure,
spiega Stefano Vicari, neuropsichiatra dell'ospedale
pediatrico Bambin Gesù, in Italia "mancano i servizi per
sottovalutazione".
Non ci sono solo adulti vulnerabili e disperati.
Nel mondo il suicidio è la seconda causa di morte tra i
ragazzi sotto i 20 anni.
Solo nel nostro Paese su 4000 decessi legati a questo
gesto estremo, il 12% di questi riguarda giovani e
giovanissimi. L’ultimo caso di cronaca è avvenuto pochi
giorni fa a Torino, uno studente di 18 anni ha preso lo
zaino per andare a scuola, ha salutato i genitori e si è
buttato dalla cima del palazzo senza alcun motivo
apparente, lasciando parenti e amici sconvolti a chiedersi
una sola cosa: perché? “Questo è il tema generale della
psichiatria, ma non dobbiamo pensare che tutti coloro che
decidono di togliersi la vita siano mentalmente disturbati
– spiega Stefano Vicari, responsabile di
Neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico
Bambino Gesù di Roma –. Non conosciamo la causa dei
diversi disturbi psichiatrici, ma sappiamo che sono il
risultato delle interazioni di fattori biologici, fisici,
e fattori ambientali che possono essere più o meno
riconducibili a comportamenti altrui”.
I genitori che si trovano a vivere queste tragedie tendono
a colpevolizzarsi, per non aver colto in tempo i segnali
che covavano o l’elemento di rottura che determina il
gesto, ma “non sempre è facile intercettarlo e ai genitori
va data tutta la nostra comprensione.
La loro presenza è fondamentale per captare il disagio dei
loro figli, ma non sempre è possibile perché chi medita il
suicidio è spesso chiuso in sé e raramente comunica le sue
intenzioni a qualcuno”. A volte, però, ci sono velate
richieste di aiuto. Come “alcuni tentativi di suicidio,
maldestri, per ingestione di farmaci non letali, oppure
perché è intervenuto un familiare, che magari aveva un
sospetto. Però certamente il tentativo c’è, perché i
ragazzi con questo atto chiedono aiuto”. Bisogna
distinguere le fattispecie, chiarisce il neuropsichiatra:
“ci sono due tipo di suicidio. C’è quello programmato, che
nasce dall’incapacità di immaginare un futuro diverso
dalla situazione contestuale. E poi c’è impulsività
adolescenziale: reazione incontrollabile a un fatto, a un
momento scatenante”. Per gli adolescenti infatti entra in
gioco anche un elemento del tutto diverso rispetto ai
meccanismi che muovono le decisioni degli adulti, ed è
legato alla biologia. “L’adolescenza è un periodo critico,
perché è il momento in cui noi diventiamo adulti – spiega
Vicari –. Si ‘salda’ la parte del cervello più antica,
implicita, sottocorticale con la parte evolutivamente più
recente, i lobi frontali, capace di modulare
l’impulsività.
I ragazzi spesso hanno un fisico adulto ma non hanno i
meccanismi di filtraggio cognitivo tipici degli adulti,
non hanno ancora la capacità di mediazione.
Per questo hanno condotte apparentemente temerarie:
semplicemente non sempre sanno valutare le conseguenze
delle loro azioni”. Inoltre, se alla base del suicidio
premeditato c’è spesso una forma depressiva, una
condizione di cui soffre ben l’8% degli adolescenti nel
mondo, sarebbe possibile avviare la prevenzione, ma qui la
buona volontà si scontra con la cronica carenza di
strutture dedicate e adeguate e la mancanza di politiche
di sostegno alla salute mentale dei giovani. “Nel nostro
Paese mancano i servizi per sottovalutazione – commenta
Vicari – perché la rappresentazione che viene data dei
bambini è quella del Mulino bianco: tutti belli e tutti
felici. Così, se una donna adulta tra i 30 e i 40 anni che
ha un disturbo mentale trova luoghi di assistenza, per
l’età evolutiva la situazione è drammatica: in tutta
Italia i posti letto dedicati alla psichiatria per
adolescenti sono soltanto 90.
Di questi, 8 li abbiamo al Bambino Gesù, dove è attivo un
servizio di day hospital specifico e un call center
neuropsichiatrico 24 ore su 24”. Un esempio di criticità è
dato dall’anoressia: “ormai sappiamo che ha un esordio
sempre più precoce, abbiamo in cura bambine di 10 anni, ma
non ci sono le strutture adatte. Non si può pensare di
applicare a una ragazzina gli stessi standard terapeutici
utilizzati per una trentenne”.
Va rivalorizzata la scuola, spiega il neuropsichiatra, che
ha un ruolo fondamentale per la prevenzione del disagio
mentale:
“È dalla scuola che bisogna essere incisivi, fin dal nido,
dalle elementari. È necessario mettere a disposizione
strutture educative che stimolino la salute mentale, dare
ai ragazzi strumenti culturali di crescita: non si può
affidarli alla televisione”.
In un’epoca in cui gli amici sono contatti artificiali
dietro uno schermo, un elemento prezioso resta la
famiglia, che ha il ruolo “di dare le regole che
consentono di essere autonomi, altrimenti si innesca con i
genitori una simbiosi che non finisce mai. Oggi i ragazzi
non sanno più gestire la frustrazione, c’è sempre un
genitore che si sostituisce a loro nei momenti
importanti”. In una società che “punta tutto sul successo”
e che ci vuole sempre e soltanto vincenti e competitivi
per essere accettati “dovremmo educare i nostri giovani al
senso della sconfitta, come diceva Pasolini, dando loro
gli strumenti per gestirla, accettarla e ricominciare. Ma
purtroppo, troppo spesso, manca il tempo”. E dopo è sempre
tardi.
Altro articolo
CAUSE
E RIPARAZIONE DEI TENTATIVI DI SUICIDIO IN ADOLESCENZA
di Gianni Bassi e Rossana Zamburlin
Vi invito a leggerlo interamente. Personalmente
ho trovato significativo:
........................... Il tentativo di suicidio
dell’adolescente non fa che mettere in luce i conflitti
interni ed esterni che non riesce a risolvere e non riesce
a chiedere aiuto ai genitori o agli educatori, anche
questi ultimi non si rendono conto della conflittualità e
delle angosce dei ragazzi, anche perché loro stessi
possono essere in difficoltà a risolvere i propri disagi.
............................
Articolo di colleghe dell'Istituto di Terapia Familiare
di Firenze, fondato il 14 Dicembre 1981 da Cristina
Dobrowolski e Rodolfo de Bernart.
Anche in questo
caso riporto un breve estratto, invito alla lettura
completa link.
"Il
suicidio dell'adolescente" Cristina
Dobrowolski - Lilia Gagnarli
..................................................................................................................................................
Dall'analisi delle famiglie seguite presso il
nostro Istituto abbiamo tratto alcune ipotesi:
...................................................................................................................................................
1) i comportamente suicidari si attuano ove siano già
presenti in uno dei genitori e/o a livello
trigenerazionale aspetti depressivi. E' noto come nella
depressione vi sia una sorta di negazione della vita e
dell'aggressività verso l'altro. L'aggressività è volte
verso se stessi e solo indirettamente mostra le sue
caratteristiche di attacco verso l'altro che viene
chiamato in aiuto e poi reso impotente.
...............................................
2) Esistono nelle famiglie modalità di relazione
seduttive.
Laplance e Pontalis definiscono la seduzione "scena reale
o fantasmatica, in cui il soggetto (generalmente un
bambino) subisce passivamente, da parte di un altro (per
lo più un adulto), degli approcci o delle manovre
sessuali".Quando noi parliamo di modalità seduttive
intendiamo un comportamento in cui un genitore si avvicina
emotivamente ad un figlio/a con modalità affascinanti ed
ambigue ed ottiene in tal modo di legarselo, spesso come
compensazione alla delusione e frustrazione che il partner
gli provoca, inibendo in lui/lei la possibilità di una
libera espressione dei propri sentimenti ed emozioni.
..................................................
3. Nei comportamenti suicidari la morte viene individuata
come l'unico modo di essere differenziati.
Vogliamo cioé proporre, specialmente nel caso di
adolescenti, il tentativo di suicidio come via per
sottrarsi alla seduzione o strumento per reclamare
un'attenzione per la propria esistenza, qualora, invece,
non si sia l'oggetto della seduzione.
........................................................................
4. La quarta ipotesi riguarda le analogie tra le
caratteristiche delle famiglie con adolescenti suicidari e
quelle di famiglie con pazienti anoressiche o con
tossicodipendenti.
Anche queste due ultime situazioni si esprimono con
attacchi al proprio corpo che possono provocare seri
rischi di morte; anche qui domina sovrano il gioco con la
morte e l'idea di poterla controllare.
......................................................................
Copyright (c) ITFF 2008
http://nuke.itff.it/Formazione/Libreria/LavoriScientifici/SuicidioAdolescente/tabid/134/Default.aspx
Di seguito un articolo online pubblicato da LA STAMPA
MAMME che nel titolo segnala una relazione tra il suicidio
e genitori: "Genitori sotto accusa: famiglie disgregate e
troppo poco tempo insieme". Riporta poi osservazioni di M.
Pompili a conferma del titolo.
Dal
quotidiano LA STAMPA - MAMME (?)
Adolescenti sempre più fragili Suicidio la seconda causa
di morte
Genitori sotto accusa: famiglie disgregate e troppo poco
tempo insieme
Giovanissimi italiani «sempre più fragili. Tanto che il
suicidio in questa fascia d’età è la seconda causa di
morte. Non è un caso che sono in aumento nel nostro centro
le segnalazioni di ragazzi che hanno manifestato
intenzioni suicide o hanno alle spalle tentativi di
suicidio. Ebbene, è importante dire che in questi casi si
può fare molto. E se a volte, come nell’episodio di
Aprilia, si parla di delusione d’amore, all’origine di
questi gesti non c’è mai solo un cuore spezzato, ma
piuttosto una vulnerabilità consolidata». Parola di
Maurizio Pompili, direttore del Servizio per la
prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di
Roma, che evidenzia «la particolare fragilità di questi
adolescenti», alla notizia di un ragazzo di 16 anni che è
precipitato dalla finestra del Liceo Scientifico `Antonio
Meucci´, sembra dopo una lite con la fidanzatina. In
questi casi «si punta subito il dito sulle delusioni
d’amore, ma la verità è che le abbiamo sperimentate tutti,
senza arrivare a tentare il suicidio. Chi lo fa ha alle
spalle una vulnerabilità consolidata».
«Sta emergendo in questi anni - dice Pompili all’Adnkronos
Salute - una maggiore fragilità degli adolescenti, legata
a una serie di fattori. Penso alla disgregazione della
rete familiare, che non vuol dire solo divorzio o
separazione, ma piuttosto ridotto periodo di tempo che i
genitori per anni passano insieme ai figli, a volte fin da
quando sono molto piccoli. Bambini e adolescenti, invece -
evidenzia - hanno bisogno dell’azione lenitiva di madre e
padre per imparare a gestire paura, delusione, ansia. È
come quando un bimbo piccolo va dal medico o in pronto
soccorso: è agitato, si dimena, piange e mulina gambe e
braccia; se la mamma è sicura, lo abbraccia, gli dà
certezze, dopo un po’ il bambino si calma. La presenza dei
genitori è fondamentale», afferma l’esperto, in barba ai
sostenitori del `tempo di qualità´.
E se gli adolescenti oggi appaiono allo psichiatra
particolarmente fragili, «non mancano esempi di tentativi
di suicidio a 13 e addirittura a 10 anni». Sotto accusa ci
sono anche «l’abuso di sostanze, un comportamento che va
oltre il provare qualcosa tipico di quell’età, e il fatto
che i ragazzi oggi non sono stati abituati a fronteggiare
le frustrazioni e le delusioni». Nell’era dei rapporti
virtuali, dei social e dei genitori assenti, «tutto sembra
possibile. Poi ti scontri con i primi `no´, e questi
sembrano muri invalicabili. Non c’è ancora maturità
affettiva, ma neanche l’impulso a chiedere aiuto a una
figura di riferimento». Così, i giovanissimi spesso si
trovano da soli. Se in Italia si contano circa 4 mila
suicidi l’anno in persone di ogni età, per ogni vittima si
stimano 10 tentati suicidi. «Un gesto come quello di chi
tenta di uccidersi - prosegue - non arriva di solito del
tutto inatteso. Ci sono segnali importanti, da non
sottovalutare mai: oltre all’abuso di sostanze, anche i
cambiamenti nel sonno, nell’appetito e nel comportamento
sono da tenere d’occhio. Ma anche crisi di rabbia e
disperazione, un umore altalenante con guizzi improvvisi,
una chiusura repentina», elenca Pompili, che invita a non
ignorare eventuali minacce o annunci degli adolescenti.
«Quando si tratta di morte, le parole non vanno mai
sottovalutate».
Sulla stessa
linea dell'articolo precedente, l'occasione è la
giornata mondiale di prevenzione del suicidio.
Riporto estratto ed il link:
Allarme
suicidio tra gli adolescenti. "Seconda causa di morte in
Italia"
Lo specialista: giovani sempre più depressi, scovare i
casi a rischio
IL SUICIDIO è la seconda causa di morte nei giovani. Nella
Giornata mondiale per la prevenzione dei suicidi Stefano
Vicari, responsabile di Neuropsichiatria Infantile del
Bambino Gesù, ospedale pediatrico della Santa Sede, invita
i genitori a monitorare i segnali di disagio, cogliere i
cambiamenti repentini del comportamento dei figli:
attivato un servizio ospedaliero, ambulatori e call
center. In parallelo, all’Università di Roma La Sapienza
si tiene, il 13 e 14 settembre, un incontro curato da
Maurizio Pompili, vicepresidente della International
Association for Suicide Prevention, responsabile del
Servizio per la prevenzione del suicidio presso l’Azienda
Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, evento in collaborazione
con la Fondazione internazionale Menarini.
ROMA, 10 settembre 2016 -
PROFESSOR Pompili, da quando i giovani sono così
esposti al rischio suicidio?
«Il problema è noto dagli Anni Sessanta quando si osservò
l’aumento esponenziale di suicidi tra i giovani maschi
negli Stati Uniti, il dato è simile nel resto del mondo,
si riscontra molto meno negli anziani. L’Oms individua la
fascia a rischio tra i 15 e i 29 anni».
Che cos’è il suicidio?
«È l’epilogo di un percorso di sofferenza insopportabile
che ha attraversato la vita dell’individuo».
Come correre ai ripari?
«Occorre sensibilizzare tutte le persone deputate alla
tutela della salute del minore: genitori, educatori e via
dicendo. Devono essere consapevoli che il suicidio è un
fenomeno che si può prevenire».
Che cosa devono o possono fare in concreto?
«Cogliere i segnali di allarme, riconoscere i soggetti in
crisi».
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continua
A conferma di quanto segnalato circa la prevalenza
del suicidio nella fascia di età 15-24 anni (suicidio
come 2 causa di morte) riporto quanto
pubblicato per il 2012 dall'ISTAT link
Anno 2012
LE
PRINCIPALI CAUSE DI MORTE IN ITALIA
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Nella seconda fascia di età giovanile, tra 15 e 24 anni
(1.321 decessi tra i maschi, 464 tra le femmine), gli
accidenti da trasporto risultano la principale causa di
morte sia per i maschi (452 decessi, pari al 34% del
totale) che per le femmine (117 decessi, pari al 25% del
totale). La connotazione prevalentemente “violenta” della
mortalità in questo sotto gruppo della popolazione viene
confermata dal numero delle morti per suicidio, che ne
fanno la seconda causa più frequente 179 decessi tra i
maschi,14% del totale e 44 tra le femmine 10% e nel caso
dei maschi anche dal numero di decessi per omicidio
(37casi, pari al 3%). Tra le altre cause di morte più
frequenti figurano i tumori maligni del tessuto linfatico
ed ematopoietico con particolare riferimento a leucemia
(numero di decessi pari al 7% del totale tra le femmine e
al 3% tra i maschi) e linfomi (pari a circa il 3% dei
decessi nella popolazione femminile in questa fascia di
età). ............................... continua
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