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       suicide child and adolescent prevention
   

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Intervento
   


L’intervento terapeutico dopo un primo tentativo di suicidio è la strategia di prevenzione del suicidio universalmente riconosciuta come la più efficace.
Rispetto all’intervento dalla letteratura si ricava che:
L’intervento deve mirare ad abbassare il rischio suicidario immediato e prevenire le ricadute.
Le caratteristiche principali di un intervento terapeutico successivo ad un tentativo di suicidio possono essere descritte come: tempestivo, di elevata intensità e frequenza, che si occupa dell’adolescente e della sua famiglia.
Mentre più recentemente sono stati pubblicati diversi articoli di follow-up naturale su gruppi di adolescenti che avevano compiuto gesti suicidari, non disponiamo di studi di follow-up prolungati nel tempo per quanto riguarda trattamenti terapeutici.
Vi sono studi sull’applicazione ed efficacia di specifici modelli psicoterapici che non posseggono però valutazioni a distanza.
In uno studio di evoluzione naturale si segnala che una caratteristica dei ripetitori, il gruppo TS più a rischio di suicidio, è di aver usufruito di numerosi interventi terapeutici. Quindi un gruppo di soggetti, particolarmente difficile, ripetutamente trattato, pur con scarsi risultati. Sarebbe necessaria un’analisi approfondita dei percorsi terapeutici per poter  capire le ragioni degli insuccessi.

L’intervento deve partire dall’analisi dei fattori di rischio che nonostante le difficoltà di fare previsioni certe sul rischio suicidarlo permette di impostare il trattamento nel modo più razionale possibile.
L’intervento, per lo stesso motivo, dovrebbe prolungarsi in relazione alla persistenza dei fattori di rischio.
Uno dei maggiori rischi per l’interevento è l’abbandono precoce della terapia, per limitare questo problema si ritiene fondamentale il coinvolgimento, nell’intervento di tutto il nucleo famigliare.

Per quanto premesso deriviamo la nostra proposta di trattamento,
Intervento tempestivo
Un intervento immediatamente successivo ad un gesto suicidario si inserisce all’interno di una situazione drammatica. Sia l’adolescente che la sua famiglia sono in situazione di crisi. Le usuali difese psicologiche sono crollate e prima che si riorganizzino, spesso, nella direzione della negazione, vi è spazio per proporre un intervento di cura e sostegno.
Intervento intensivo e di elevata frequenza
Si realizza con incontri quotidiani e prolungati, inoltre, fin dal primo incontro è necessario stabilire se può esserci la necessità di un ricovero oppure se si può prevedere la valutazione in regime di DH.
Equipe  Poiché l’intervento successivo ad un tentativo di suicidio risulta complesso, urgente, carico di angoscia e preoccupazione, non può essere svolto da un unico operatore ma risulta necessario che sia realizzato da un’èquipe pluriprofessionale formata da: neuropsichiatri infantili, psicologhe/i, assistente sociale, educatori professionali, infermiera.
L’equipe collabora con il servizio territoriale di neuropsichiatria infantile e se utile con altri servizi come il servizio sociale e il servizio per le tossicodipendenze. Se necessario segue il ricovero che viene realizzato al di fuori della nostra sede.
Nella presa in carico dell’adolescente e della sua famiglia si possono distinguere due fasi strettamente connesse:
A) Fase della consultazione
B) Fase dell’intervento terapeutico

Consultazione è una fase intensiva, si articola in circa 10 ore, vengono proposti colloqui e test (che abbiamo già descritto) finalizzati alla comprensione delle risorse personali e famigliari. Per motivi di esposizione la separiamo dalla fase dell’intervento, ma nella realtà clinica, la consultazione ha una potente connotazione terapeutica. L’obiettivo primo è creare un’alleanza che assicuri il mantenimento della terapia, contrastare la negazione che velocemente si riattiva non solo nel ragazzo, ma frequentemente anche nei genitori e quindi sostenerli nel cogliere i significati profondi del comportamento del figlio/a. Durante la consultazione cerchiamo di evidenziare: i fattori di rischio, il funzionamento individuale ed il funzionamento famigliare, e quindi di definire  l’ intervento terapeutico.
Generalmente l’intervento terapeutico prevede:

  • Adolescente. Uno o più incontri settimanali con una/o psicoterapeuta. Gli incontri si prolungano fino al superamento dello stato di crisi, il primo obiettivo e quello di ridurre il rischio di ripetizione del gesto suicidario. I colloqui sono finalizzati alla comprensione del comportamento suicidario, inteso come tentativo di risoluzione da una situazione insostenibile. Incontri settimanali o plurisettimanali con l’educatore/trice professionale.
  • Genitori Incontri inizialmente settimanali e successivamente quindicinali/mensili con una/o psicoterapeuta, assistente sociale. Gli incontri sono finalizzati sia ad una migliore comprensione (fattori di rischio e protettivi) e condivisione dell’evento con i genitori sia a monitorare l’evoluzione dell’adolescente.
  • Scuola  Sensibilizzare la scuola al disagio dell’adolescente può rappresentare una risorsa fondamentale. Non sempre in famiglia ed in ambulatorio si ricavano sufficienti informazioni, l’ambiente scolastico rappresenta un luogo ricco di opportunità ma anche di stress per l’adolescente in crisi e quindi un osservatorio privilegiato.